E’ un fiume in piena, Mattia Caruso, per il web (e non solo) soprannominato Drago. Ma chi pensa che l’appellativo selvaggio provenga dalla sua partecipazione al reality “Italia Shore”, prodotto da Fremantle, disponibile su Paramout +, dove ne sta combinando di tutti i colori, sbaglia. Infatti la fama che precede la sua avventura in tv, arriva dal ring. Dove Mattia da diversi anni combatte; una passione che nel 2019 gli è valso il titolo nazionale. In questa intervista il Drago si racconta, mostrando sfaccettature e sfumature del suo carattere che spesso nel programma tv non emergono. LiveMag lo ha incontrato in esclusiva per voi.
Mattia in “Italia Shore” mostri molti lati della tua personalità. Ma chi è in verità Mattia Caruso?
Mattia Caruso in verità è ciò che mostra, anche se spesso e volentieri fa fatica a dare la possibilità agli altri di capirlo, per un timore innato di essere incompreso. Sono cresciuto con mio padre lontano per lavoro, mi sono fatto uomo da solo. Ho subito bullismo, ne sono uscito senza l’aiuto di nessuno. Quello che sono oggi è solo grazie alla mia forza di volontà e al desiderio di rivalsa e all’amore della mia famiglia.
Ho un carattere forte e deciso, sono molto sicuro di me e delle mie capacità, ma sono sempre disposto a migliorarmi. Sono piuttosto dolce, ma se vengo ferito esce il lato peggiore del mio carattere. Facendo un po’ di autoironia mi identifico in un gigante buono, che prende un po’ troppo le cose sul personale.

Dal punto di vista puramente umano, cosa credi che il pubblico di te abbia capito e cosa deve ancora capire?
Credo che un’elevata percentuale del pubblico abbia percepito la mia sensibilità, la mia dolcezza e il mio animo buono, che cerca di aiutare il prossimo. Sono anche convinto che il pubblico abbia notato anche la mia vena più trasgressiva. Immagino sia difficile dare una vera e propria connotazione a queste due sfumature: diciamo che sono un po’ come il diavolo e l’acqua santa.
Sono comunque due lati che si compensano, e mi piacciono entrambi. Eccedo ogni tanto? Forse. Ma chiarisco che non è per spavalderia, solo per scelta, per gusto. Non scredito nessuno anche se talvolta può sembrare, comprendo di essere fuori dalle righe. Probabilmente anche più degli altri concorrenti del programma. Personalmente odio i bulli e chi cerca di mettere in cattiva luce gli altri solo per emergere, io non ho bisogno di questo per emergere e credo che il pubblico lo abbia capito.
“Italia Shore”, come molti reality, mostra il bene e il male della vita. Ti ha aiutato a capire meglio alcune sfumature del tuo carattere?
Certamente. Purtroppo da fuori è difficile comprendere quanto in realtà sia un’esperienza formativa. Vieni messo a nudo di fronte alle tue paure, alle tue insicurezze e ai difetti. Sei obbligato a renderti conto di averli, non puoi scappare mettendoti di fronte a un telefono o una qualsiasi altra attività che si può svolgere nella normale vita di tutti i giorni.
A me personalmente ha aiutato tantissimo a capire le sfumature del mio carattere, che possono coesistere e che in modo primitivo di fronte a situazioni di disagio ho reazioni sbagliate. Stare con persone diverse da te ti aiuta a capire meglio chi sei, come rapportarti e come imparare ad ascoltare gli altri. E’ anche un modo per capire chi sei e chi non vuoi essere. Ci vuole tanto coraggio per mettersi a nudo con se stessi, soprattutto in un contesto in cui tutti vogliono solo eccellere e dimostrare al pubblico ciò che di meglio hanno. Credo che i telespettatori abbiano visto quando mi sono sentito in difficoltà, e sono contento di essere riuscito a dimostrare che anche un ragazzo come me che all’apparenza sembra un macigno impassibile può avere momenti di fragilità e che questa fragilità non è poi così sbagliata da avere.
E la tv come arriva nella tua vita?
La tv arriva un po’ per caso. Un caro amico mi inviò per scherzo il form per il casting e sempre per ironia mi sono candidato. All’inizio l’ho presa con leggerezza e spensieratezza, come un gioco insomma. Per poi capire che sarebbe diventata una mia passione.

Resterà un’esperienza unica, anche se hai già partecipato a entrambe le edizioni, o ti piacerebbe continuare a lavorare nel mondo della tv?
Chi si ferma è perduto. Al di là delle battute, certamente. Desidero continuare e desidero crearmi una carriera televisiva da associare a quella pugilistica. Mi piacerebbe costruirmi un personaggio stravagante, al tempo stesso simbolo di impegno e di rivalsa. Vero che la tv pullula di questi soggetti, ma io sono molto di più: un tipo scherzoso, riflessivo, aperto al dialogo, provocatorio quanto basta.
Quale tipo di tv ti piace?
Mi piacciono i talk, il confronto fra le persone credo sia interessante e costruttivo. Non sono un intenditore di tv, ma non mi rispecchia tutto ciò che è bigotto o influenzato da pregiudizi o meccanicizzato. Sono una persona troppo spontanea e onesta per dover seguire beceri e finti schemi comportamentali
Lo sport è sempre una tua priorità?
Per me il pugilato è stata una mano dal cielo. Mi ha salvato dalla strada, mi ha salvato dal mio carattere per come ero prima, in età adolescenziale. Un carattere spesso difficile da addomesticare. Lo sport mi ha fatto capire cosa nella vita è veramente importante e mi ha fatto comprendere il significato della parola: forte! La mia famiglia mi ha sempre seguito in questo percorso e ad ogni combattimento c’è sempre stata mia madre sotto il ring a vincere e morire con me. Iniziare arti marziali è la miglior scelta che io abbia fatto nella vita
Il simpatico soprannome “Drago” come te lo hanno attribuito?
Quando ci penso, sorrido. Il nome Drago deriva dal famoso pugile Ivan Drago della saga di “Rocky”. Quando ero più piccolo ero più biondo, ma ho sempre avuto lineamenti molto maschili e marcati, proprio come Dolph Lundrgen (da qui il soprannome). I miei compagni di allenamento un po’ per sfottermi un po’ per gioco mi chiamavano in questo modo. Quando poi nel 2019 ho vinto i campionati italiani è diventato effettivamente il mio nome, tanto che molte persone mi conoscono come Drago e non come Mattia .
Come mai non hai proseguito la carriera sul ring?
Purtroppo in Italia il pugilato è poco sponsorizzato per cui nessuno sa, o pochi sanno, che non ho mai smesso di combattere. Ho sofferto qualche mese per pesante un infortunio a una spalla, per cui sono stato costretto a interrompere gli allenamenti .
Non smetterò mai di salire sul ring e non chiuderò mai questo capitolo della mia vita. Sono sicuro che quando il mio corpo sarà troppo vecchio per combattere farò l’allenatore. Aggiungo che purtroppo non conta solo il talento o l’impegno nella vita di un atleta. C’è bisogno di partner, sponsorizzazioni e un team di medici e manager che lo affianchino. Io mi impegno molto per la anche se come ho già detto in Italia è molto difficile trovare chi davvero investe su di te.
Mi auguro che in un futuro prossimo, molti più imprenditori cambino i loro investimenti dal calcio al pugilato e io mi offro come cavia per dimostrare che se qualcuno credesse molto più in noi e ci aiutasse di più, il mondo sarebbe pieno di Pugili italiani nelle vette delle Classifiche mondiali.

Oggi sei un agente immobiliare. Come queste tue grandi esperienze in tv e nello sport sono riuscite a farti relazionare con gli altri?
Sono sempre stato molto estroverso. Ho sempre detto la mia qualsiasi fosse stata la circostanza. Sono cresciuto con mio nonno, una persona estremamente intelligente e saggia, e mi ha insegnato a non vergognarmi, a parlare e a esporre il mio pensiero, purché fosse espresso con la massima educazione, garbo e rispetto. Mi sono rapportato sempre a ogni tipo di persona: sono cresciuto ascoltando le storie delle persone anziane, a portare rispetto a chi è vissuto prima di noi e ad apprendere dalle esperienze altrui. Ho lavorato con il pubblico, facendo il cameriere. Ho lavorato insieme ai ragazzi della mia età in discoteca. Ho lavorato per persone con uno status sociale molto alto e ho sempre ricevuto complimenti per il mio modo di pormi con gli altri. Non ho mai avuto problemi! “Italia Shore” mi ha dato solo la possibilità di esprimermi senza filtri, sfatando alcuni tabù.
E dal punto di vista dell’amore, quanto conta nella vita di una persona rispetto alla propria carriera?
Questa domanda apre scenari diversi. Ovviamente c’è chi preferirebbe una carriera e chi una vita più tranquilla. Mettiamola così: prima o poi c’è bisogno di amore, perché mica si può stare soli per sempre. Poi c’è anche chi lo fa, ma anche quelle sono scelte. Per quanto mi riguarda io punto alla mia carriera, alla rivalsa che credo di meritare. E niente e nessuno può e si dovrà mettere fra me e questo risultato. Per cui io vado dritto per la mia strada, potrebbe capitare, ma chissà se e quando, di incontrare nuovamente una persona. Ma se questa persona dovesse diventare il bollettino di guerra: tu non fai questo, tu non fai quell’altro, per me l’unica soluzione sarebbe tornare single. Perché a quel punto si configurerebbe puro egoismo e prepotenza, e non certo amore.