lo scorso 3 marzo Roma ha festeggiato una data segnata in nero sul calendario. Esattamente 9 anni fa veniva brutalmente ucciso Luca Varani, un operaio di origini albanesi adottato da una famiglia del quartiere La Storta, solo 23enne, a opera di Marco Prato, un volto della vita notturna capitolina, e Manuel Foffo, studente universitario figlio della media borghesia.
Un delitto atroce, che sconvolse l’opinione pubblica di tutto il mondo, consumato fra le mura di un appartamento di via Igino Giordani, nella zona del Collatino. Di quella vicenda si sono fatte tutte le ipotesi possibili, tra chi ha interpretato la storia in maniera scientifica, dando la colpa alla quantità industriale di droga consumata in tre giorni da Prato e Foffo senza sosta, e chi qualcosa di più mistico.
Come Nicola La Gioia, giornalista che all’epoca dei fatti si occupò del caso per Il Venerdì di Repubblica, scrittore e attualmente direttore del Salone del Libro di Torino, il quale realizzò perfino un libro sulla vicenda intitolato “La Città dei Vivi”. Da cui si è ispirato anche un podcast a puntate che porta lo stesso titolo. Ne parliamo con la psicosessuologa Sara Sotira, esperta anche di rapporti cognitivi fra le persone, che ci offre un quadro leggermente diverso di quelli finora conosciuti.
Il 3 marzo scorso un triste anniversario: sono passati 9 anni dalla tragedia del Collatino a Roma, dove è stato brutalmente ucciso Luca Varani. Che ricordi ha di quell’episodio?
Il 3 marzo 2016 Roma fu sconvolta da un omicidio che ha lasciato un segno indelebile nella memoria collettiva. Luca Varani, un ragazzo di 23 anni, fu vittima di una violenza inaudita per mano di Marco Prato e Manuel Foffo, che lo avevano attirato nel loro appartamento con una falsa promessa. La brutalità del crimine, che incluse torture e una sofferenza terribile, e l’apparente lucidità con cui gli aggressori agirono sotto l’effetto di droghe, lasciarono la comunità senza parole. La sua morte suscitò un forte sgomento, non solo per la gratuità del crimine, ma anche per il fatto che due uomini apparentemente normali avessero potuto compiere un atto di tale ferocia.
Quella tragedia ha continuato a risuonare nelle menti di chi l’ha seguita, non solo per l’orrore del crimine in sé, ma anche per le riflessioni che ha generato sulla salute mentale. Il ricordo di Luca, e della sua tragica fine, resta una ferita aperta, un ammonimento contro la violenza gratuita e le sue terribili conseguenze.
Come può il profilo psicologico degli autori di un omicidio come quello di Luca Varani aiutarci a comprendere le dinamiche dietro crimini così efferati?
Il profilo psicologico degli autori di un omicidio come quello di Luca Varani può offrire spunti cruciali per comprendere le dinamiche dietro tali crimini. Analizzando il comportamento degli aggressori, si possono individuare fattori psicologici, emotivi e sociali che contribuiscono alla violenza.
Nel caso di Marco Prato e Manuel Foffo, l’abuso di sostanze stupefacenti ha giocato un ruolo importante, alterando la percezione della realtà e riducendo il controllo impulsivo. Inoltre, le dinamiche relazionali tra i due, caratterizzate da manipolazione e controllo reciproco, hanno potuto alimentare comportamenti violenti. Il profilo psicologico consente di esplorare anche traumi passati, disturbi della personalità o vulnerabilità psicologiche che potrebbero essere alla base di un comportamento così estremo. Comprendere questi aspetti non giustifica l’atto, ma aiuta a individuare i fattori che lo hanno alimentato, contribuendo alla creazione di interventi preventivi per gestire situazioni di rischio e per trattare le persone vulnerabili prima che la violenza esploda.
Quali fattori psicosociali potrebbero aver influito sul comportamento dei responsabili, ecome possiamo prevenirli o identificarli in futuro?
I fattori psicosociali che potrebbero aver influito sul comportamento degli autori dell’omicidio di Luca Varani includono includono l’abuso di droghe, che compromette il giudizio e aumenta l’impulsività, e problematiche psicologiche non trattate, come disturbi della personalità. Le dinamiche di relazione tra i due aggressori, caratterizzate da manipolazione e controllo reciproco, hanno alimentato il comportamento violento. Per prevenire simili crimini, è fondamentale intervenire su salute mentale e dipendenze, monitorando segnali di disagio e offrendo supporto psicologico. Inoltre, è cruciale sensibilizzare sulla violenza nelle relazioni e garantire l’accesso a trattamenti terapeutici tempestivi per chi è vulnerabile.
In che modo la comunicazione mediatica di questi eventi può influenzare la percezione pubblica e la comprensione della psicologia criminale?
La comunicazione mediatica di crimini come quello di Luca Varani può influenzare lapercezione pubblica. Mentre i media si concentrano sull’impatto emotivo dell’evento, è fondamentale che vengano trattati anche gli aspetti psicologici sottostanti, senza giustificare in alcun modo l’atrocità dell’omicidio. Una copertura equilibrata e consapevole può stimolare una riflessione più profonda sulla prevenzione della violenza e sulla comprensione dei fattori che contribuiscono ai comportamenti criminali.
Qual è il ruolo delle relazioni interpersonali e delle dinamiche di gruppo in casi diomicidio che coinvolgono più persone, come quello di Varani?
Le relazioni interpersonali e le dinamiche di gruppo sono cruciali nei casi di omicidi coinvolgenti più persone. Quando gli aggressori agiscono insieme, possono influenzarsi a vicenda, alimentando la violenza. La presenza dell’altro può ridurre il senso di responsabilità individuale, portando a comportamenti più estremi. Inoltre, la dinamica di gruppo può disumanizzare la vittima, facendola percepire come un oggetto, ma possono anche amplificare la percezione di impunità e diminuire l’empatia verso la vittima. Le persone possono sentirsi meno responsabili delle proprie azioni, favorendo una “disinibizione” che porta a comportamenti più estremi.
Come possono i professionisti della salute mentale collaborare con le autorità per migliorare la prevenzione e l’intervento in casi simili?
I professionisti della salute mentale possono lavorare in sinergia con le autorità per potenziare la prevenzione e l’intervento, offrendo supporto nella valutazione psicologica di individui a rischio, riconoscendo segnali di disagio emotivo e comportamenti violenti. La formazione delle forze dell’ordine e degli operatori legali sui temi della salute mentale è cruciale per riconoscere i fattori psicologici alla base di crimini. Inoltre, possono intervenire in contesti familiari o di gruppo, offrendo supporto psicoterapeutico e prevenendo l’escalation di violenza. Una stretta collaborazione con le autorità aiuta a sviluppare politiche pubbliche più efficaci, migliorando la risposta complessiva a situazioni ad alto rischio.