Intervista a Giancarlo Vinacci, promotore del primo fondo italiano privato sull’economia del mare
A gennaio 2024 è iniziato il roadshow di presentazione dell’iniziativa Blue Economy Debt Fund, il primo fondo italiano di private debt dedicato a finanziare e supportare i progetti di crescita delle aziende che operano nei vari settori dell’economia del mare.
Blue Economy Debt Fund nasce dall’idea di Giancarlo Vinacci, già assessore allo sviluppo economico del Comune di Genova e membro dell’Advisory Board di ASSONAUTICA ITALIANA – UNIONCAMERE, grazie alla competenza e alla disponibilità di Consultinvest Investimenti SIM SpA, gruppo finanziario coordinato da Maurizio Vitolo, e Zenit SGR.
Abbiamo fatto cinque domande a Giancarlo Vinacci per scoprire qualcosa in più.
PERCHÉ un fondo sulla Blueconomy? Quali obiettivi?
L’economia del mare in passato non è mai stata seriamente presa in considerazione forse, e lo dico con ironia, perché a Roma non c’è il mare. L’attuale governo ha dato un forte segnale creando ex novo un ministero ad hoc e la decisione non può che discendere dall’analisi seria del valore economico che il mare, nel suo complesso, genera per il nostro Paese nonché dalla conoscenza dei numeri esatti forse in passato presi sottogamba.
Infatti, grazie anche alle analisi dettagliate e puntuali di Unioncamere anche attraverso Assonautica Italiana oggi sappiamo che la filiera del Mare crea un valore aggiunto di oltre 140 miliardi, circa il 9 % del PIL nazionale. Tutto ciò attraverso 228.000 aziende e quasi un milione di operatori. La Blue Economy è fulcro dello sviluppo ecosostenibile e tra le priorità del PNRR e del Next Generation Eu.
I finanziamenti pubblici, per quanto ingenti, non sono abbastanza elastici e rapidi per supportare adeguatamente le imprese coinvolte, soprattutto se PMI. Il settore ha in essere processi strutturali di transizione ecologica e tecnologica, cresce e, importantissimo, attrae giovani e donne ma necessita di supporto finanziario adeguato
CHI sono gli attori protagonisti dell’idea del fondo?
Ho iniziato a pensare ad un Fondo esclusivamente dedicato all’asset Mare prima della pausa imposta dal Covid e l’intuizione nasce da un mix dalle mie esperienze pregresse nel settore finanziario e dall’avvio del Blue Economy Summit, ormai giunto alla sesta edizione, che ho ideato e avviato nella città di Genova nel 2017. A onore del vero devo aggiungere che la vera ispirazione nasce delle “Giornate dell’Economia del Mare”, delle quali sono ospite fin dalla prima edizione del 2015, organizzate, per primi in Italia, dalla CCIAA di Latina con importantissimi eventi oggi evoluti nell’evento principe italiano che altro non è che il Blu Forum Italia di Giovanni Acampora, illuminato presidente della locale CCIAA e di Assonautica Italiana. Dall’intuizione alla realtà siamo passati grazie al Gruppo Consultinvest, realtà molto nota in campo finanziario con oltre 4 miliardi di euro di masse gestite e oltre 20 Fondi propri.
QUANTO tempo ci vorrà per effettuare le prime operazioni?
Realizzare un Fondo, come tutto ciò che riguarda la sollecitazione di risparmio, non è semplice e richiede competenze e soprattutto track record professionali ed operativi a prova di Banca d’Italia. Le fasi clou di un fondo, una volta svolta l’imponente prassi burocratica, sono fondamentalmente riconducibili a raccolta e impieghi. Si inizia con l’incontrare gli anchor investors, istituzioni, tesorerie, fondazioni e poi si passa ai privati per tagli di investimento meno importanti dopodiché si può iniziare ad erogare. Pensiamo che le prime operazioni potranno esser deliberate in primavera.
COME le Istituzioni possono aiutare lo sviluppo ed il funzionamento del fondo?
La Camera di Commercio Genova ospitando l’evento di presentazione in anteprima nelle scorse settimane ha contribuito in maniera forte, e per questo la ringraziamo, a segnalare l’opportunità agli operatori locali del settore. Ecco, le Istituzione che devono stare al fianco delle imprese del territorio possono essere molto utili nel portare a conoscenza dei propri associati la nuova opportunità di finanza per lo sviluppo.
DOVE sono le maggiori criticità nella pianificazione dello strumento finanziario?
Senza dubbio la burocrazia. Alla base della realizzazione di un fondo ci sono diversi bivi da affrontare e legati a chi e cosa si vuole finanziare. Un fondo di debito? Un fondo di private equity? Chiuso? Aperto? Durata? Taglio medio delle operazioni?