Le indagini, condotte dai poliziotti del Commissariato Brancaccio, hanno accertato che il gruppo, con base operativa allo Sperone, è risultato responsabile di un vasto giro di riciclaggio di auto rubate, alle quali venivano alterati i dati dei telai mediante nuove punzonature effettuate illecitamente, riportando quelli di auto incidentate, quasi tutte inutilizzabili, acquistate per questi scopi. Gli indagati, montando sulle auto rubate ripunzonate le targhe delle vetture incidentate, sarebbero riusciti a “commercializzarle” dopo inesistenti collaudi cambiando, fraudolentemente, la destinazione d’uso da “autocarro” ad “autovettura”, attraverso la complicità di un infedele impiegato della Motorizzazione civile di Palermo, L.C., di 60 anni, arrestato per analoghi fatti il 28 febbraio dello scorso anno.
È stato anche possibile accertare come il gruppo si sia reso responsabile di varie estorsioni consumate ai danni di proprietari di auto rubate, restituite dopo il pagamento di somme di denaro estorte adottando la tecnica del “cavallo di ritorno”. In particolare, sono stati riscontrati, 22 casi di riciclaggio di veicoli: 13 Fiat Panda; 2 Fiat 500; 1 Fiat Punto; 2 Smart; 1 Peugeot 107; 1 microcar Ligier, 2 autocarri Iveco. Tre casi di ricettazione presso depositi individuati durante le indagini (con sequestri di numerosi organi motore e organi cambio rubati. Ma anche 14 estorsioni, per la restituzione di auto rubate, commesse con la tecnica del cavallo di ritorno riguardanti 8 Fiat 500 e 6 Lancia Y. Ed inoltre 8 furti di autovetture, di cui 4 Fiat 500; 2 Fiat Panda; 1 Lancia Y e 1 Jeep Renegade.
Gli investigatori, oltre alle auto sequestrate, hanno proceduto a effettuare perquisizioni con sequestri presso siti individuati durante le indagini, dove i componenti dell’associazione hanno condotto i mezzi rubati e le auto incidentate, uno individuato nel quartiere Sperone e due a Partinico.
Le indagini sono scattate a giugno del 2022, quando è stato commesso il furto di una Fiat Panda “rinvenuta” dal proprietario qualche giorno dopo. I poliziotti della scientifica hanno ritrovato sulla vettura un’impronta utile appartenente ad uno degli indagati, che è risultato in contatto con un altro pregiudicato in passato indagato per avere fatto parte di un gruppo dedito a questo tipo di traffici. E così è stata fatta luce sull’organizzazione. In relazione a tre estorsioni commesse a seguito di altrettanti furti di auto è emerso l’interessamento di due noti mafiosi, uno della famiglia di Brancaccio e uno della famiglia di Villabate, mentre in relazione al furto di un’auto di proprietà della moglie di un detenuto mafioso è emerso come i componenti del gruppo criminale si siano alacremente impegnati per recuperare il veicolo. vbo