Abbiamo scambiato quattro chiacchiere in merito al suo passato, al nuovo singolo “2STEP” ed al suo futuro ricco di progetti.
Ciao Riccardo. Benvenuto su LiveMag! Quando ti sei avvicinato ufficialmente al mondo del djing e alla produzione?
Ciao ragazzi grazie è un piacere per me!
Ho iniziato a fare il dj all’età di quindici anni più o meno. Un mio carissimo amico d’infanzia aveva chiesto come regalo di compleanno una consolle. Io ero appassionato, ma come ben si sa, le attrezzature costavano molto e quindi è solo grazie alla generosità di questa persona che io ho messo mano sulla prima consolle. La produzione arriva tre anni più tardi, con le prime entrate mi pagai la partecipazione ad una scuola di produzione. Ma fare il produttore – front man non è mai stata la mia priorità nei primi anni di carriera. In realtà ho sempre creato gruppi di ragazzi collaborativi e io ho sempre svolto la funzione di essere il collante tra loro. Ho prodotto tantissimo grazie anche alla collaborazione del mio gruppo ma quasi sempre sono uscite per conto terzi . Fu un evento brutto per me, la scomparsa di mia sorella, a farmi esporre in primo piano.
Tre aggettivi per descrivere ad oggi la tua musica?
Il primo aggettivo è Emotiva, per come nasce.Quando scrivo un disco è sempre perché qualcosa che ho sentito, ho pensato oppure ho visto mi ha in qualche modo emozionato.
Il secondo aggettivo è di qualità, per come viene sviluppata. Chi lavora da solo non ha capito nulla di come si fa questo mestiere. Certo le basi devi mettercele te (se non sai accendere il computer o non conosci la teoria musicale difficilmente potrai fare il produttore) ma io mi avvalgo sempre della collaborazioni di persone che reputo più brave di me, facendo ascoltare i miei lavori e seguendo i consigli. Questo alza la possibilità di avere un prodotto di qualità sicuramente superiore.
Il terzo aggettivo è da club. Sono un radiofonico ma non produco ,solitamente, musica adatta alle radio pop odierne. La priorità di ogni mia produzione è quella di riuscire a tirare fuori qualcosa che faccia ballare.Io sono innamorato del club e del clubbing e quindi esprimo il mio massimo quando tratto di questi argomenti. È successo, alcune volte, di riuscire a far collimare il mio essere un radiofonico,con il mio essere dj e il mio essere produttore…li ho tirato fuori delle belle cose.
È uscito il tuo nuovo disco “2 STEP” sulla nota realtà Strakton Records. Quando è nato questo brano?Presentaci il tuo nuovo lavoro!
2step è appunto un disco di passaggio. Il mio secondo step che mi proietta realmente come produttore.. se fino ad oggi ho dedicato tempo alla radio e al mio essere dj vecchio stile, in questo periodo di lockdown mi sono chiuso in studio e quindi ho deciso di lanciarmi totalmente come producer.
2step è inspirato ai dei suoni più duri tipici della techno di Detroit, ammorbidito dal mio stile che è generalmente molto più morbido. Alla fine ne è uscito un bel misto, un disco sicuramente adatto alla piste (se ci fosse una pista ahaha). Ma non è tanto la fattura del disco, che alla fine è una produzione semplice per chi da anni produce, ma il significato di ripartenza, di cambio vita che questo disco ha per me! E credo che grazie alla magia dell’arte questo lo possano avvertire tutti.
Come nasce solitamente una tua produzione? Quali sono le origini delle tue influenze e sonorità che abbiamo il piacere di ascoltare?
Un mio disco può in realtà nascere da qualsiasi cosa… se ascolto una melodia, un rumore, un disco di tanti anni fa e riesco a captare qualcosa di interessante, può nascere l’idea di una canzone.
Ma le mie influenze principali sono legate alle sonorità house soulful scuola Chicago, funk, r&b…diciamo che la musica nera in generale mi inspira molto. Questa cultura mi è stata tramandata dalla persona che mi ha letteralmente insegnato l’amore per questo lavoro che è il noto speaker e dj romano Andrea Torre. Ma la mia conoscenza spazia dagli anni 60 ad oggi. Per fare musica, come dico sempre, devi conoscerla, per essere un dj devi sapere tutto riguardo la musica, le varianti e gli scopi (perché ci sono degli scopi per ogni tipo di musica ), le diversità dei generi, saperli distinguere e sapere quale è più adatto asseconda della situazione in cui ti trovi. Se non conosci queste cose non puoi fare questo mestiere da professionista. Successivamente un dj bravo trova il suo stile, ma la cosa fondamentale è far ballare quello che nessuno ballerebbe. Se mixi 10 hit una dietro l’altra a mio modestissimo parere non sei un dj completo. Per la Figura del produttore è un discorso ancora più ampio ma posso riassumere dicendo che c’è tanto studio dietro. E chi pensa che basti pagare un ghost per fare un disco e limitarsi a fare qualche plays oppure a scrivere sui social :”out now” il mio consiglio è quello di lasciare perdere. Ci sono tanti altri mestieri al mondo. Se invece si vuol realmente fare questo lavoro bisogna impegnarsi studiare tanto e avere tanta passione. Allora li puoi ambire a grandi cose! Tutti possono fare tutto. All’inizio anche farsi affiancare da Producer già affermati, poi però bisogna metterci l’impegno.
Nel 2018 sei stato classificato 3º miglior dj resident Italiano ai Dance Music Awards. Quanto ti manca il tuo pubblico?
Mi manca il clubbing di qualità che era in via d’estinzione da prima della pandemia. Ai d.m.a. sono stato fortunato nel potermi confrontare con tante persone. All’epoca ero il Resident del Piper di Roma e quindi ero forte di uno dei locali più noti a livello italiano. Ma mi sono scontrato con la realtà che vede, purtroppo, la scuola romana dei locali indietro rispetto ad alcune realtà del nord o del sud italia; e mi sono sentito anche in colpa per questo. Ma in generale avendo io avuto l’opportunità di suonare in giro per l’Europa, diciamo che proprio il clubbing italiano ormai è in crisi nera e non credo che questa pandemia possa migliorare le cose, anzi le peggiorerà a parer mio. La ripartenza secondo me non creerà purtroppo il clubbing2.0, con un ritorno alla vera essenza della discoteca, ma sarà sempre lo stesso circolo che evidentemente ha delle falle, nella speranza che qualcosa cambi. Ma qui poi divento polemico e mi sono giurato di non esserlo più.. Perdonatemi ma è la mia passione a farmi arrabbiare perché sono sicuro che potremmo dare tanto ma tanto di più. Basterebbe tornare alle origini, ai locali che propongono format musicali chiari, con animazione vera e con uno show da offrire. E non sto parlando di stile musicale. La musica fa il format e il format è la musica ma sono stanco di sentire serate con 15 stili musicali diversi. La cosa che mi manca è la famiglia, il movimento che crea la musica di qualità, il pubblico la consolle l’atmosfera i colleghi che sono diventati amici mi manca tutto tanto. Il mondo della notte è un mondo strano che sono stato in grado di vivere da protagonista ma mantenendo una certa distanza, per avere una visione più ampia. Ci sono personaggi di ogni tipo, la notte amplifica l’essenza di quello che si è per questo mi piace tanto e mi manca tanto.
Oltre ad essere un dj e produttore, lavori come speaker su Radio Globo.Nella sua quotidianità cosa ascolta Riccardo Di Lazzaro?
Allora sulla argomento radio ci sarebbe tanto da discutere. Diciamo che dai 22 anni ad oggi la radio è stata la mia attività principale. Radio Globo, la radio dove lavoro attualmente, mi ha dato la possibilità di crescere ascoltando una varietà infinita di musica. Globo è una hcr classica e suona solo i 40 pezzi più forti del momento. Ma l’estate grazie al format Live From Ibiza ho la possibilità di lavorare in diretta da playa d’en bossa (Ibiza) dove la radio ha gli studi. Li trasmettiamo musica dance di altissima qualità che ci ha portato a collaborare con i dj più forti al mondo nei locali top del calibro di ushuaia, privilege, hi, amnesia e Hard rock hotel, locali nei quali ho avuto anche l’opportunità di suonare. Abbiamo anche creato da zero una radio dal nome beat globo che trasmetteva esclusivamente sulle Baleari ed esclusivamente musica underground, con i programmi in onda dei migliori dj del mondo e musica selezionatissima.
Veramente una figata. Globo ha poi anche una sorellina che si chiama M100 una radio format anni 70 80. Quindi io lavorato su più fronti e metto le mie manine un po’ ovunque e, data anche la spazialità del gruppo ,ascolto ogni tipo di musica. Questa situazione aiuta sicuramente sia il mio essere dj che il mio essere produttore. La radio è un mondo vastissimo non è riassumibile in poche righe.
Prossimi progetti in serbo?
Progetti ce ne sono di diversi! La pandemia ha rallentato i miei ritmi composti , solitamente, di 9 ore al giorno di radio, 3 di studio e serate il venerdì e il sabato. Ora che non faccio più serate e il lockdown ha rallentato ,per un periodo anche la radio e lo studio, mi sono messo a scrivere molti progetti.
Il più imminente è legato proprio alla produzione, infatti 2Step è l’inizio di una serie di singolii che usciranno nel prossimo anno. Per il resto aspetto la possibilità di ritornare a fare clubbing e per clubbing intendo serate vere in quanto gli ibridi e gli “accrocchi” non fanno per me. Certo in questo momento bisogna adattarsi ma la scelta deve sempre ricadere su una base di qualità e quando questo sarà possibile tornerò in consolle. Per ora vado avanti per altre strade, fortunatamente sono un dj a 360 gradi e quindi se non posso esibirmi live ho la radio e le produzioni che permettono di tirare fuori la mia creatività.
Un consiglio che posso dare a tutti è quello di non arrendersi in questo momento. Chi ha qualità, chi realmente si ha impegnato anima e copro, riuscirà a superare questo momento. Credeteci Studiate siate umili e non un bluff, perché i bluff durano poco. Mi permetto di dire queste cose solo perché me le ripeto anche io ogni giorno e magari possono essere di aiuto a qualcuno :).
Con la speranza di un futuro migliore e una risurrezione di questo modo mando un abbraccio a tutti i fratelli che in questo momento sono senza lavoro.
Grazie ragazzi per questa intervista!
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ENRICO SANTAMARIA aka SANTY