Ballare è il suo modo per esprimersi, per raccontarsi, per trasmettere emozioni. Annalisa Vancini ha 28 anni ed è nata e cresciuta a Ferrara. La danza ha iniziato a far parte di lei quando era appena adolescente. Da allora, hanno camminato mano nella mano. Un binomio inscindibile anche adesso che – causa pandemia – tutto appare più complesso. Ma Annalisa non si arrende. Le sue movenze, i suoi passi e le sue fotografie conquistano al primo sguardo. Eleganti, delicate, dolci. Un modo diverso di raccontare la femminilità, lontano dagli stereotipi che ormai permeano la quotidianità.
Annalisa Vancini e la danza: quando ha inizio tutto questo?
La mia avventura con la danza inizia molto tardi, a 14 anni in una palestra di Ferrara con l’insegnamento di Louise Anne Gard e mi ha portata a vivere l’opportunità di esibirmi in palchi di tutto il mondo. Sono e ne sarò sempre grata di aver fatto una scelta di cuore. A livello artistico ritengo di aver avuto una crescita direttamente proporzionale con la consapevolezza di me stessa. Quindi crescita personale e artistica vanno di pari passo.
Cosa ti ha insegnato la danza?
La danza mi ha insegnato la costanza, la dedizione, la cura, il controllo della frustrazione, il dubbio su me stessa, la soddisfazione lavorativa, il lavoro di gruppo, e tutto ciò che una passione può dare quando diventa anche lavoro.
Perché hai scelto di diventare ballerina?
Questa mia vocazione nasce da una necessità: stare bene. Da adolescente la scuola di danza era l’unico posto dove mi sentissi di poter essere me stessa e quindi di essere veramente felice. In un certo senso la danza mi ha salvata. Così ho coltivato questa passione. Decisi che nella vita volevo stare bene, essere felice, e darmi la possibilità di avere un lavoro dove il dovere in realtà fosse piacere.
Così, hai scelto di dare una svolta.
Decisi di dedicare tutta me stessa, perchè a 14 anni quando ho iniziato avevo tanta voglia di fare e tanta energia, ma non sapevo dove incanalarla nei movimenti, quindi ho dovuto lavorare e crederci, per poi a 18 anni fare un’audizione in un’accademia privata a Milano per diventare professionista del settore. Credevo fortemente in me stessa e all’ardore nello stomaco quando ballavo, sentivo che era la strada giusta nonostante tutti gli ostacoli, questo mix secondo me è stata la mia carta vincente.
Eppure, la danza è fatica e studio.
Proprio così. Non ho mai smesso di studiare e di migliorarmi. Negli ultimi anni sono riuscita a fare numerose lezioni sia presso la “Broadway Dance Center” di New York City, sia presso la “Millenium Dance Complex” di Los Angeles con insegnanti come Yanish Marshall, Luam, Hamilton Evans ecc.
Una carriera che ha avuto momenti difficili da dimenticare…
Negli ultimi 4 anni della mia carriera ho collaborato con la compagnia “Catapult Entertainment” diretta da Adam Battlestein, con la quale mi sono esibita sui palchi di tutto il mondo, dall’America alla Cina. Se un anno fa le cose fossero andate come dovevano, ad aprile avrei dovuto esibirmi per 3 settimane a Broadway, al teatro “New Victory” di New York City, e quello sarebbe stato un gran bel “goal” per la mia carriera. Due settimane prima della Prima la pandemia è arrivata anche in America e tutti i teatri hanno chiuso. La vita! Un’altra bel esperienza degli ultimi anni è stata la collaborazione con la pop star Ava Max per il suo video musicale “Torn” a Milano, con 78 milioni di visualizzazioni su YouTube. La coreografa era Eden Shabtai, la prima volta che sono entrata alla “Millenium Dance Complex” di Los Angeles ho visto un suo poster enorme dopo l’ingresso, e lì mi sono sentita davvero fortunata ad aver avuto la possibilità di lavorarci insieme.
Insomma, esperienze artistiche che vanno gestite anche caratterialmente…
Bisogna avere coraggio e rischiare quando si sceglie un lavoro dove si è sempre costantemente messi alla prova e giudicati. Non è facile, soprattutto a livello psicologico. Dopo vari “no” si rischia di sentirsi sbagliati. Bisogna essere pronti a prendersi porte in faccia e capire quando mettersi in discussione e quando invece restare fermi e saldi su se stessi.
Anche con la fotografia il feeling è andato via via crescendo.
Ho sempre cercato di usare la fotografia a servizio del mio lavoro principale, quindi con aggiornamenti di book fotografico e qualche lavoro come hair e make up model. La fotografia nel mio mestiere è un buon biglietto da visita.
Non solo danza e fotografia, ma anche la tv…
Nel 2014 sono stata uno dei protagonisti di un format televisivo in onda su Mtv Italia “Compagni di Ballo”. È stata un’esperienza divertentissima che porterò sempre nel cuore, ed anche la mia prima televisiva. In seguito le mie apparizioni sullo schermo sono state principalmente legate alla danza.
Che rapporto hai con i social?
Non mi reputo assolutamente un influencer! Mi sono sempre imposta di non voler essere dipendente dai social media e dal telefono in generale. Quindi ho scelto di farne un uso puramente ricreativo o informativo.
Che immagine di te traspare sui tuoi profili?
Voglio semplicemente trasmettere quella che sono. Mi piace molto il potere della condivisione, ma come in ogni cosa vi deve essere un equilibrio. Ciò che mi infastidisce, ma fino ad un certo punto, è la superficialità dell’immagine alla quale ci si rischia di soffermare sempre di più, dando così man forte alla qualità della copertina piuttosto che del contenuto. E quest’attitudine rischia di espandersi nelle abitudini di pensiero e di comportamento della vita in generale. Ma questa è la direzione ormai radicata in cui la società in questo contesto storico-culturale ha scelto di andare.
Che ragazza sei nella vita di tutti i giorni?
Non ritengo di essere una ragazza esibizionista, piuttosto ho un gran carisma che mi differenzia.
Non ho un look che prediligo, dipende dal contesto e soprattutto da come mi sveglio al mattino. Si può essere eleganti con un tacco 12, tanto quanto con una maglia a collo alto e capelli legati. L’importante è sentirsi sempre a proprio agio con ciò che si indossa. Il vestiario non dev’essere un pensiero ma un valore aggiunto alla nostra immagine. Gli altri percepiscono come noi ci sentiamo a riguardo.
Cosa ti aspetti per il futuro?
Per scaramanzia evito di raccontare di progetti che bollono in pentola. Tra 10 anni mi vedo felice e leggera al mare, con i piedi nella sabbia, le palme che ombreggiano, un margarita con metzcal sul tavolino e un computer dalla quale dirigo la mia attività lavorativa.
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