Alexx La Bay, artista e produttore romano, che ha iniziato il suo percorso nel 2007, quando ancora era bambino, attualmente rappresentato dalla Clandestin Recordz, è fra gli artisti più interessanti del panorama musicale italiano del momento. Il suo passato lo precede: la sua prima band, i Kill Notes, si è esibita nel locali top di Roma come il Piper, il Brancaleone, il Traffic e Blackout. Dieci anni dopo il suo esordio, nel 2017, Alexx La Bay raggiunge un gran successo con oltre 4 milioni di visualizzazioni su Facebook per il suo remix di Havana. Dopo un lungo periodo di pausa Alexx ha cominciato a produrre remix e beat hip/hop, sad, trap e rock unendo la sua passione per tutti i generi musicali, dando vita a molti progetti crossover.
Alexx tu sei stato prima artista, poi produttore musicale, e oggi nuovamente artista. Come mai questa scelta di cambiare?
In realtà non ho mai cambiato idea. Ho iniziato a scrivere canzoni molto presto, a 13 anni e la musica è sempre stato il mio rifugio. La scelta di iniziare a produrre è nata molto tempo dopo da un misto di rabbia e insoddisfazione. Infatti durante gli anni non ho mai trovato un producer che riuscisse appunto a riprodurre esattamente il mood e la qualità sonora che avevo in mente per le mie canzoni. Da lì mi sono appassionato alla produzione, cercando il mio sound e vendendo beat a rapper americani mentre allo stesso tempo preparavo le basi di quello che è il mio percorso artistico attuale e futuro. Il problema è che mi ero immerso così tanto nella produzione che avevo quasi perso di vista il mio progetto da artista.
L’anno scorso quindi ho deciso di riprenderlo in mano seriamente, perchè i beat, senza testo, spesso non possono comunicare nel modo forte e incisivo in cui invece comunicheranno le mie canzoni nel 2021.
Questa doppia veste ti ha aiutato nel tuo percorso?
Assolutamente si, è stato un punto di svolta per il mio percorso da artista. Ora, producendo da 5 anni, sono in controllo del mio sound e sono in grado di trasmettere attraverso le mie canzoni esattamente il messaggio che ho dentro.
Come nasce un tuo brano e a cosa ti ispiri per scriverlo?
La risposta è diversa per ogni artista. Per me nasce quasi sempre da un mio beat. Quest’ultimo ispira l’anima del testo che vado a scrivere successivamente e che è quasi sempre mosso da un’esperienza forte o un dolore interiore.
La mia musica nasce per placare quel dolore o comunicare ciò che sento.
Nel tuo settore oggi le collaborazioni tra diversi stili differenti funziona più che nella musica pop. Come mai seconda te?
Ormai parlare di generi non ha più senso secondo me. Il rap è il nuovo pop ed è intriso di decine di altri generi. Io come artista ne sono un esempio. Per rispondere alla domanda, quasi tutti i miei coetanei e soprattutto i ragazzi ancora più giovani ascoltano rap e derivati. Collaborare con un rapper può essere una mossa discografica e di marketing, e comunque quasi un rito obbligatorio per artisti di altri generi.
Cosa ti ha spinto a entrare nella grande famiglia della Clandestin Recordz?
Hai detto bene, è una grande famiglia e la famiglia implica un rapporto umano, cosa che ho trovato in loro oltre l’aspetto professionale. La Clandestin è gestita da ragazzi in gamba realmente interessati alla crescita dei propri artisti. Personalmente sono entrato in contatto con loro attraverso China, artista di punta dell’etichetta e ormai mio amico. Ai ragazzi è subito piaciuta la mia musica e da lì è nato il nostro rapporto.
Tu canti anche in inglese. La fusione di due lingue in una canzone pensi possa essere un valore aggiunto?
Può sicuramente essere un valore distintivo! Credo ne sia la prova “Goodnight”, featuring con China uscito a novembre. Tuttavia cantare solamente in inglese, essendo in Italia, può essere un limite. Un’alternanza o mix delle due lingue, se fatto con un senso, può a volte dare originalità a una canzone. È l’intento che ho avuto per alcuni dei miei ultimi pezzi che usciranno a breve!
Parlaci del tuo ultimo lavoro
È un lavoro che sto portando avanti proprio con China. Gli ho mandato la canzone chiedendogli di fare una collaborazione e se ne è subito innamorato. Appena finita questa intervista andrò in studio a mixarla! Racchiude esattamente il mio stato d’animo e so che molte altre persone ci si potranno rispecchiare, come se parlassi anche di loro.
ENRICO SANTAMARIA aka SANTY