Aumenta il numero delle escort in Piemonte, almeno da quello che si evincerebbe dagli annunci pubblicati online. Escort Advisor, il sito di recensioni di escort più visitato in Europa con oltre 2 milioni e 300 mila utenti mensili solo in Italia, ha registrato, indicizzando tutti gli annunci presenti su tutti i siti del settore, un aumento di presenza di escort in tutte le province piemontesi con l’unica eccezione di Vercelli che registra un -7%.
Confrontando il periodo che va dall’1 al 13 settembre del 2019 con lo stesso del 2020, emerge infatti che in quasi tutte le province ci sia stato un aumento di presenza da parte delle escort.
“Neofite” del settore
Non solo professioniste di lunga data che sono ritornate in attività dopo la pandemia, ci sarebbero anche new enrty. PEr necessità o per scelta volontaria, non è dato saperlo.
Nello specifico si è registrato un aumento del +39% ad Alessandria, del +14% a Biella, del +35% a Cuneo, del +4% a Novara, del +15% a Torino, del 45% nel Verbano Cusio Ossola. Rimane invariata invece la provincia di Asti.
Sono aumentate dallo scorso anno anche le ricerche su Google della parola chiave “escort+città”: “escort alessandria” +21%, “escort asti” +31%, “escort biella” +39%, “escort cuneo” +26%, “escort novara” +38%, “escort torino” +27%, “escort verbania” +43%, “escort vercelli” +44%.
Come sono calcolati i dati. Con il proprio motore di ricerca EA-Bot, Escort Advisor indicizza gli annunci pubblicati sui principali siti di escort in Italia per poter verificare i numeri recensiti dai propri utenti. Grazie a questa attività giornaliera, è in grado di conteggiare i singoli numeri di telefono pubblicizzati (anche su più siti) da una escort, fornendo così delle statistiche riguardo l’attività nelle singole città, province e in tutta Italia.
Inoltre è proprio grazie alle oltre 180.000 recensioni scritte dagli utenti che Escort Advisor è in grado di raccogliere i dati di giudizio medio e soprattutto di prezzo. Infatti grazie al riscontro degli utenti il sito raccoglie il prezzo pagato per la prestazione e non quello “dichiarato” negli annunci pubblicati dalle sex worker che spesso contengono circa il 60% di informazioni false o fuorvianti.