Lui è quello che si potrebbe definire un creativo Leonardo Bernabucci, in arte Chef, classe 1993 artista musicale romano, che come un perfetto cuoco sa come mescolare gli ingredienti giusti per realizzare una bella canzone. E’ fra le iconcine della musica drill rap e lo abbiamo incontrato.
Da cosa nasce il nome d’arte Chef?
Nasce dall’idea di seguire la filosofia dietro al lavoro di ogni chef. La minuziosa e accurata ricerca dei migliori ingredienti, che combinati danno vita a creazioni del tutto nuove e interessanti.
Quindi tu oltre ad essere un bravo artista sei anche un ottimo cuoco?
Diciamo che così come nella musica, anche in cucina lascio all’ascoltatore o all’ospite il giudizio sul prodotto finito, tuttavia la gastronomia è sicuramente un mondo che mi affascina e al quale mi sento vicino.
I testi delle tue canzoni a cosa s’ispirano? C’è qualcosa di particolare che li influenza?
La mia musica descrive il mondo che vedo intorno a me. L’uomo e l’universo sono connessi da legami che ancora non comprendiamo e di cui possiamo osservare solo gli effetti. Con la musica cerco di portare me stesso e il pubblico a riflettere sul rapporto di causa effetto che esiste tra essere umano e natura.
Non è mai facile per un talento appena nato emergere al grande pubblico. Quali sono gli ingredienti principali per arrivare al successo?
Qualsiasi brano di qualsiasi genere, una volta pubblicato e commercializzato entra in un mercato, che sì, ha le sue regole e le sue variabili, in continuo cambiamento, ma che né impone né impedisce nulla. Per quella che è la mia visione del mercato musicale, un artista che ha successo e arriva al grande pubblico è senza dubbio un gran comunicatore. Non importa ciò che dici, o i temi che tratti, tutto può essere reso interessante e fruibile utilizzando il giusto metodo comunicativo per il pubblico a cui ci si rivolge. È questo che rende un artista grande.
Quanto conta l’appoggio della famiglia e degli amici nella rincorsa al successo?
Mi piace pensare che il segreto per produrre materiale di qualità sia nell’avere nel cuore qualcuno a cui dedicare ogni nuovo pezzo, ogni idea, ogni sogno. Personalmente parlando e lo dico apertamente, non sono il tipo di persona che si tira sempre su da solo, che sa incassare ogni colpo senza mostrare nulla, ma anzi se non avessi avuto determinate persone nella mia vita forse non avrei mai avuto la motivazione per iniziare il mio percorso. Noi proponiamo emozioni, che sappiamo far provare solo se in grado di provarle a nostra volta.
Quali sono i programmi televisivi in cui come cantante vorresti partecipare?
Semmai la mia musica dovesse finire su uno schermo, vorrei che fosse per la colonna sonora di un film di Christopher Nolan, sarebbe davvero un sogno, ma prima di puntare cosi in alto mi piacerebbe passare per talent show come “Xfactor” e “The Voice”, che negli ultimi anni hanno fatto molto scouting, dando un palco e dei riflettori importanti a generi e artisti che oggi dominano le classifiche.
Raccontaci il tuo ultimo brano. Che sound hai usato e il testo a cosa lo hai dedicato?
L’ultimo brano che ho pubblicato si intitola “Corpo e Mente” prodotto da Whydelta e uscito lo scorso luglio per Clandestin Recordz. Il brano è una riflessione sul rapporto tra uomo e tecnologia. Una voce, come fosse una coscienza, interroga l’uomo sull’utilizzo che sta facendo, di tutte le nuove possibilità che l’hi- tech offre. Che si stia perdendo il contatto con la realtà? La realtà è dentro o fuori il mondo digitale? Quale eredità lasceremo ai posteri?
Il sottofondo melodico e malinconico che fa da tela per queste domande cambia, per diventare più duro, e martellante, quando l’uomo ribadisce che la sua unica realtà è la musica, con la quale vuole lasciare un ricordo indelebile.
La tua etichetta discografica, la Clandestin Recordz, punta molto su di te. Come ti trovi in questa nuova realtà discografica?
Avevo da qualche tempo terminato una precedente collaborazione con un’altra Label, quando ho conosciuto i ragazzi della Clandestin che mi hanno contattato dopo aver sentito qualche mio freestyle su Instagram. Li ho conosciuti e abbiamo subito condiviso le reciproche visioni. L’idea di partire da un’idea, insieme ad altri ragazzi che ci credono e si impegnano insieme a me, per arrivare a realizzare il sogno che inseguiamo, è di stimolo oltre che di aiuto. Il team è solido e funziona bene, ci serve solo il tempo di fare le nostre mosse.
ENRICO SANTAMARIA aka SANTY