Al di là dell’effetto scenico di una riuscita riunione in videoconferenza, l’assemblea dei commercianti di corso Acqui – orfani delle manifestazioni di quartiere – è stato interessante per tastare il polso della situazione commercio e piccoli negozi, dopo oltre trenta giorni di stop.
Si pensa ai problemi quando si riaprirà. Pasquale Foti dell’autoscuola Ceriana: “”Quando ripartiremo, come si farà, pensare solo a fare una guida ad un allievo… con le distanze e le misure di sicurezza?”.
Così il presidente Roberto Mutti ricorda che “Bisognerà avere un vademencun in accordo con le Forze dell’ordine e i Nas per non incorrere in sanzioni: dalla distanza di sicurezza al numero di persone presenti in base alla capacità del negozio, a tutte gli altre regole dettate sia dal DPCR. Bisogna comunque essere positivi, dovremmo essere pronti al cambiamento”.
La parte fiscale la spiega la Commercialista di Corso Acqui , Gabriella Bringiotti “Ogni azienda dovrebbe sforzarsi per vedere in questa situazione drammatica un’opportunità per ripartire più forti di prima. Per fare ciò serve una strategia mirata, ma soprattutto liquidità. Per questo è indispensabile che tutte le banche si adoperino, come alcune stanno già facendo, il più velocemente possibile, per mettere in atto ciò che è previsto dai recenti decreti governativi”
A riportare tutti alla cruda realtà ci pensa Riccardo, un commerciante che non va leggero: “Una impresa avrà bisogno di ben più del 25 mila euro di prestito, non a fondo perduto. Pagavamo gli acquisti con gli incassi giornalieri, da febbraio ci è crollata la terra sotto i piedi”.
L’incertezza è la peggior cosa per un imprenditore, piccolo o grande. E non solo quella del virus.